Come combattere il coronavirus: repressione, balletto e l’importanza del Fattore R

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Come combattere il coronavirus: repressione, balletto e l’importanza del Fattore R

Combattere il nuovo coronavirus: la strategia migliore è quella della repressione: poi arriverà il periodo del balletto, con l’importanza del Fattore R, mentre si attende la produzione di un vaccino o una cura efficace 

Questo articolo è ispirato dal post pubblicato su Medium da Thomas Pueyo, disponibile anche con traduzione italiana: ho provato a mettere in evidenza i passaggi più rilevanti, andando a focalizzarmi su due punti principali:

  1. la repressione del contagio
  2. il periodo che verrà una volta abbassata la curva della diffusione del virus, ribattezzato “balletto”

 

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REPRESSIONE E PUGNO DI FERRO

La guerra alla diffusione della Covid19 ha visto essenzialmente 3 approcci fondamentali:

  • L’inazione: approccio iniziale dei più paesi più scettici, ha conseguenze devastanti e sta venendo abbandonato da tutti.
  • La minimizzazione: approccio leggero, può diminuire la diffusione del coronavirus ma non risulta efficace.
  • La repressione o pugno di ferro: si controlla la situazione con misure pesanti e drastiche che puntano a un totale distanziamento sociale, così da fermare i contagi il più possibile.

Oggi la strategia più adatta è la terza, quella della repressione.

In cosa consiste?

  • Misure drastiche da subito: importante distanziamento sociale e quarantena per tutti;
  • In seguito allentamento delle misure e restituzione progressiva della libertà ai cittadini, consentendo un limitato ritorno alla normalità nella vita sociale ed economica.

 

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Alla repressione vanno unite azioni di controllo, verifica e monitoraggio.

  1. Controllo della diffusione dell’infezione 
  2. Verifica del numero dei malati e degli asintomatici
  3. Monitoraggio dei movimenti delle persone infette.

Questa strategia ha già funzionato in Corea del Sud, Singapore e Cina, dove si vedono le prime conseguenze positive.

In Corea del Sud attualmente il tasso di mortalità si aggira attorno allo 0,9% ma il problema non è stato risolto: la strategia della repressione e il controllo devono continuare o i casi possono riprendere ad aumentare, come accaduto pochi giorni fa.

 

La strategia della repressione e del distanziamento obbligato, seppur dura, funziona.

Ecco alcuni dei suoi effetti.

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DIMINUZIONE DEI CASI E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLE CURE

L’esperienza della Cina e della regione dell’Hubei lo certifica: con una forte repressione c’è una diminuzione dei casi. La regione dove il coronavirus è esploso ora è arrivata ad avere ZERO nuovi casi interni (anche se i numeri che vengono dalla Cina vanno sempre ponderati a dovere).

Con meno contagi:

  1. il tasso di mortalità diminuirebbe e con esso i danni collaterali
  2. diminuirebbero anche le possibilità di essere contagiati negli stessi ospedali).
  3. daremmo modo anche ai medici e agli operatori sanitari contagiati di riprendersi e poter tornare al lavoro

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ESAMINARE IL PROBLEMA E CAPIRLO MEGLIO

Con delle settimane in più potremmo avere a disposizione più tamponi e cominciare a testare tutti. Con quest’informazione sapremmo finalmente qual è la portata della diffusione, dove fare più attenzione e quali zone possano essere riaperte.

Potrebbero venire introdotti nuovi metodi d’esame più veloci ed economici, accanto a un sistema di tracciamento simile a quello usato in Cina, Corea del Sud o Singapore, utile per conoscere i movimenti dei malati e i potenziali contagiati.

Ogni informazione in più sul virus è preziosa, fondamentale. In Oriente è stato fatto questo: bloccare, controllare, misurare, studiare.

Avere dati e tempo serve a tutti noi e ai nostri politici, che con ulteriori dati possono prendere decisioni migliori.

 

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AUMENTO DELLA CAPACITÀ DEGLI OSPEDALI E PRODUZIONE NUOVE ARMI CONTRO IL VIRUS

Se riusciamo a guadagnare tempo, possiamo aumentare la capacità produttiva di ventilatori e altri apparecchi cruciali e acquistarne di più dove più necessari.

Sembra poco? È fondamentale.

Sono dispositivi che possiamo creare in settimane, non mesi o anni.

Per questo il tempo è fondamentale.

 

CONOSCIAMO MEGLIO IL VIRUS

Dobbiamo imparare a convivere al meglio con il virus. Abbiamo trovato questo nuovo nemico in casa. Nessuno lo ha invitato, ma è qui. Dobbiamo imparare a conoscere e mettere in pratica al meglio tutte le azioni possibili per evitarlo ed evitarne la propagazione. Igiene, distanza sociale, uso di disinfettanti, uso delle mascherine e tanto altro. Dobbiamo fare nostre tutte le nozioni utili che possano aiutarci a convivere con questo nuovo indesiderato, pessimo ospite, per i prossimi mesi.

Conoscendo meglio il virus possiamo diminuire il contagio e rallentarlo.

 

 

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LA MUTAZIONE DEL VIRUS

Questa strategia contribuisce a bloccare la crescita esponenziale dei contagi e diminuisce il tasso di mortalità delle persone. 

Perché in alcuni paesi l tasso di mortalità si sta rivelando più alto rispetto ad altri, al netto di uno stesso numero di persone infette?

Perché a cambiare sono anche le condizioni in cui queste persone vengono curate: maggiore sarà il numero di malati, maggiore sarà la pressione sul sistema sanitario e “peggiori” saranno le cure, ovvero diverrà più difficile gestire il decorso della malattia. Con conseguente aumento della mortalità.

Limitare i contagi ha dunque una doppia utilità:

  • Permette agli ospedali di gestire meglio l’epidemia
  • Evita che, con una propagazione massiccia, il virus possa mutare.

Sì, perché il coronavirus può mutare. Lo ha già fatto.

Grafico-mutazioni-coronavirus-covid19

 

Nel grafico qui sopra possiamo vedere le mutazioni del nuovo coronavirus. Dalla sua comparsa in Cina sino alla sua diffusione mondiale: le ramificazioni sul grafico a sinistra rappresenta una mutazione che porta a una variante leggermente diversa del virus.

I virus a base RNA come il coronavirus tendono a mutare circa 100 volte più rapidamente di quelli a base DNA, anche se il coronavirus muta più lentamente di quelli influenzali.

L’ESITAZIONE DELLA POLITICA

Se repressione e pugno di ferro sono gli approcci più efficaci, perché i governi occidentali esitano?

Per diversi motivi. Ecco i tre più plausibili:

  • Paura della durata della quarantena e delle reazioni delle persone: un lockdown di diversi mesi non sarebbe accettato facilmente;
  • Caduta dell’economia: un lockdown totale di diversi mesi causerebbe problemi eccezionali all’economia;
  • Mancata soluzione del problema: la quarantena non è una soluzione al problema (quella si chiama vaccino) ma un modo per prendere tempo: se appena terminata le persone riprendessero a contagiarsi, non sarebbe stata abbastanza utile.

 

Il seguente modello proposto dall’Imperial College di Londra, già introdotto in questo mio post, propone questo scenario.

Tabella-Imperial-College-Londra-Coronavirus-Andamento-Grafici

La strategia repressiva sembra allontanare il picco, senza però diminuirne l’intensità.

In realtà, come sostiene Pueyo, in questo scenario manca una variabile fondamentale: il tempo.

 

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L’IMPORTANZA DEL TEMPO

Il tempo è una variabile fondamentale nella guerra contro il coronavirus.

Perché?

Perché ogni giorno in cui ritardiamo il diffondersi del nuovo coronavirus ci permette di prepararci meglio. Di mettere a punto nuovi sistemi di prevenzione, cura, difesa.

Negli ultimi giorni migliaia di persone stanno lavorando a questo e sono stati raggiunti risultati eclatanti, dati da unione di creatività e ingegno. Solo in Italia, ne ricordo due:

 

Ecco, questi risultati sono l’unione di più variabili: ingegno, ricerca e tempo.

Senza quest’ultima variabile, quella del tempo, ingegno e ricerca non possono bastare.

 

 

IL TEMPO DEL BALLETTO E L’IMPORTANZA DI R

Il tempo del balletto è il tempo del nostro futuro prossimo: possiamo definire “balletto” l’arco di tempo tra l’abbassamento della curva dei contagi e l’arrivo di un vaccino o una terapia efficace.

Quando i contagi interni saranno sotto controllo e ridotti a zero, come oggi accade a Wuhan, le contromisure non saranno severe e generalizzate come quelle che viviamo oggi, ma orientate a limitare eventuali focolai.

Che cos’è R?

R è il tasso di contagio.

Come citato nell’articolo, “all’inizio, in un paese normalmente impreparato, si situa in un qualche punto tra 2 e 3: nelle poche settimane in cui si rimane infetti, si possono contagiare in media da 2 a 3 altre persone.

Se R è maggiore di 1, l’infezione cresce esponenzialmente fino a diventare epidemia; se è minore di 1, si esaurisce.”

Dunque, con la repressione-Pugno di Ferro l’obiettivo finale è quello di portare il fattore R vicino allo zero, così da bloccare e soffocare l’epidemia. In Cina, a Wuhan, il valore R iniziale era di 3,9: dopo l’istituzione della zona rossa e della repressione-quarantena, il tasso è sceso sino a 0,32.

 

CONCLUSIONE

Isolamento, repressione, pugno di ferro sono da sempre concetti terribili, quanto di più lontano dalla nostra idea di vita.

Ora sembrano invece i benvenuti, pronti a darci speranza, invece che inquietarci.

Questa emergenza sta rivoluzionando le nostre vite e ribaltando la realtà. 

Dobbiamo prendere tempo. Rispettare le regole, restare a casa, tenere duro, prendere tempo. Il momento della repressione, del pugno di ferro, passerà. Saremo educati alla conoscenza del virus, sapremo come reagire ai nuovi casi: saremo pronti a iniziare il balletto, con i suoi diversi movimenti.

Teniamo duro e prendiamo tempo. In attesa del vaccino, o della cura.

Non abbiamo voluto tutto questo, nessuno se lo aspettava un cambiamento così totale e dirompente: ma il virus è arrivato e siamo dentro al suo periodo, con tutte le conseguenze.

Stiamo calmi e affrontiamo la nostra nuova realtà. Arriveranno anche aiuti economici.

Insieme, ce la faremo.

 

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